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La scrittura: storie e strumenti

Il blog per gli appassionati della scrittura e di tutto ciò che serve per scrivere

Breve storia della scrittura

Nelle classiche pulizie post natalizie, casualmente mi è capitato di rimettere le mani in vecchi appunti universitari e su un piccolo libro usato per preparare un esame per me divertentissimo.

Ma che all’epoca, come materia non era un granché praticata… e non so se  esiste ancora nella facoltà di Lettere e Filosofia: l’esame di Paleografia e Diplomatica.

Ci divertivamo un mondo a risolvere come rebus o traduzioni di lingue impossibili, in una piccola stanzetta dell’Università di Perugia, presso piazza Morlacchi, una delle materia meno frequentate…. dalle 7 alle 10 persone in tutto, pomeriggi interi, sotto una luce fioca e temperature non proprio adeguate. Ma quante scoperte e quante soddisfazioni nel vedere che ciò che la vita ci presenta oggi, la presentava ad altri, in modi diversi, anche in un passato lontanissimo.

Scrivere significa trovare strumenti di comunicazioni non verbale, istituire codici comprensibili per più persone possibili. In altre parole sognifica creare un mondo globale.

Si cominciava dalle origini della scrittura latina (esistono paleografie di tutte le lingue, ebraica, cinese, araba, ecc…ma noi studiavamo la nostra), l’uso che ne è stato fatto nelle varie lingue che hanno usato tali segni, fino ad arrivare alla completa diffusione della stampa a caratteri mobili in tutto l’occidente.

Ne studiavamo l’aspetto grafico e l’evoluzione che ha avuto fino ad avere gli stessi caratteri che abbiamo oggi.

“Da un punto di vista generale la “scrittura latina”, basata sull’alfabeto latino che oggi conosciamo (all’inizio questo alfabeto era fatto di altri simboli che si sono poi evoluti) è un sistema di cui l’uomo si serve per fissare in modo stabile e comprensibile agli altri, il linguaggio, mediante simboli o segni, che possono essere interpretativi del pensiero, e perciò figurati (ideogrammi), o interpretativi dei suoni, e perciò convenzionali (scritture alfabetiche). Essa svolge allo stesso tempo la funzione di conservazione e di trasmissione dei messaggi, cioè di comunicazione. La sua importanza nella storia dell’umanità è tale, che ci sembra ragionevole dividere la storia stessa in due grandi periodi: prima e dopo l’adozione della scrittura.” (A. Pertucci)

La scrittura latina ha le sue origini nel VII  sec a. C., ed ha avuto una evoluzione che ha portato dei caratteri simili a  semplici “astine” più o meno oblique , a caratteri molto simili ai nostri, che poi venivano usati diversamente a seconda delle tecniche di abbreviazione (nessi o legature).

scritta pompei capitale corsiva

 

 

All’inizio si usava la terracotta per appunti o conti e si scriveva a “sgraffio” con punta metallica o a inchiostro col calamo.

Quelle iscrizioni su pietra si effettuavano a scalpello ed erano eseguite da un lapicida.

Scrittura quarto secolo

Anche il piombo era uno strumento largamente usato ( era particolarmente usato per testi di carattere magico, le defixiones).

Nel mondo romano è facile trovare iscrizioni fatte direttamente su intonaco. Molte ve ne sono a Pompei, dove l’intonaco si è conservato.

Altre iscrizioni erano su tavolette di legno, a volte unite a due o tre (dittici o trittici), a volte imbiancate e scritte col pennello.

Tavolette cerate erano invece usate per scrivere appunti scolastici, conti , lettere, per documenti tipo atti di affitto, ecc ed erano in polittici, quindi a più facciate.

Su intonaco e tavolette si scriveva con lo stilo, una piccola asta di metallo o di osso, appuntita da una parte e schiacciata a forma di spatola dall’altra (con la funzione di raschietto).

Fin dal mondo antico però i libri e i documenti importanti venivano scritti su PAPIRI, materia di origine vegetale a forma di rotolo. Per formare un libro si facevano diversi rotoli detti Volumnia.

Dal II sec. D.C. cominciano via via ad essere più diffusi i codici, formati da più pagine rettangolari rilegate sempre in papiro . Questa forma, più maneggevole, fu sempre più crescente dal II al IV sec, quando fu introdotta la pergamena (materiale inventato a Pergamo e diffusosi nel mondo ellenistico e egiziano già dal 1195 a.C.).

Su papiro o su pergamena si scriveva col calamo, cannuccia vegetale tagliata alla punta, più o meno aguzza, o con la penna di volatile, adoperata dal IV sec. D.C.

La Carta, come materiale per scrivere, fu scoperta in Cina all’inizio del II sec. D.C., ma fuori dalla Cina si conobbe nell’anno 751 d.C., tramite gli arabi che trapiantarono a Samarcanda una fabbrica di carta. Da lì a Bagdad, Damasco, Armenia, Persia, Egitto, Marocco e Spagna….

In Italia il più antico documento cartaceo conservato è una lettera della contessa Adelaide in Sicilia, poi Genova e Venezia.

Le prime cartiere italiane sono quelle di Fabriano del 1276 (poi Friuli, Bologna, Amalfi). Ben presto la carta italiana conquistò tutto il mediterraneo. La carta italiana aveva la caratteristica di poter introdurre la filigrana, che permetteva di distinguere le diverse cartiere tramite contrassegni figurati o verbali visibili in trasparenza.

In Francia arrivò nella prima metà del 1300, in Germania verso la fine dello stesso secolo.

Da questo momento in poi l’uso della carta fu maggiore e si distribuì più vicino ai centri universitari.

Già dal mondo antico gli “utenti” di questi materiali erano appartenenti della classe gentilizia o sacerdotale, ma con l’espansione dell’Impero si fa sempre più “borghese” e si diffonde a livello privato.

L’evoluzione della scrittura, così come la conosciamo, è veramente interessante, ma ci vorrebbero pagine e pagine per descriverla. Per ora ci basti sapere che è passata tra influenze gotiche, carolinge, ecc, fino ad approdare ai circoli umanistici fiorentini, dove diffusa era l’ “umanistica corsiva”.

Con l’introduzione della stampa a caratteri mobili le lettere dovettero essere per forza più ariose, staccate le une dalle altre e rotonde.

Si produceva per lo più il libro e questo era ad uso dei nobili (per diletto o collezione) o degli studenti e dei loro precettori. Era di grande formato, a due colonne per pagina, con grandi margini per poter aggiungere eventuali commenti. Poi vi era il libro semicolto, popolare, di piccolo formato, sempre a doppia colonna ma senza margini, con scrittura più rozza. Questo tipo di libro era usato in ambienti religiosi più marginali, periferici.

testo a due colonne

Ma negli stessi anni in cui il Bembo , nelle sue “Prose della Volgar Lingua”, 1525) iniziava la nobilizzazione della lingua volgare, anche i caratteri stessi della scrittura amano prendevano una loro forma sempre più definita, fino ad arrivare alla “bastarda” italiana (1560), che si affermò nelle cancellerie, nelle segreterie e nell’uso delle persone mediamente colte.

In questi anni gli italiani conobbero una forte spinta all’alfabetizzazione (per l’epoca ovviamente). Vi erano scuole religiose gratuite per bambini e bambine (scuole Pie Gratuite di San Giuseppe Casalanzio). Roma e Milano ne furono artefici.

Autore: Maria Lucia Tarantelli Ultima modifica: 08/01/2016 18:37:01

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